9 Avrile 2018
Annunciazione della Vergine Maria
Fratelli e sorelle carissimi,
il Signor vi dia pace!
Quest’anno celebriamo la solennità dell’Annunciazione un po’ in ritardo, a causa della concomitanza con la Pasqua. Ma è anche questa un’occasione provvidenziale per comprendere cosa il Signore ci vuole dire. Di solito, infatti, celebriamo questa solennità durante la Quaresima, mentre quest’anno è proprio nel giorno liturgico della Pasqua. Siamo nell’ottava. Per otto giorni, cioè, celebriamo lo stesso giorno: la Pasqua, la risurrezione di Cristo. L’Incarnazione di Dio, che celebriamo oggi, ha come meta la risurrezione di Cristo. Oggi, dunque, celebriamo nello stesso giorno i due eventi principali della storia della salvezza, che sono legati l’uno all’altro: l’incarnazione e la risurrezione!
Il brano del Vangelo di oggi ci riporta al libro della Genesi. Tutti conosciamo bene il racconto della creazione. Dio ha creato l’uomo per la sua felicità, chiedendogli però di rimanere fedele. Ma l’uomo ha preferito ascoltare altre voci, la voce del serpente, e allontanarsi da Dio, con la disobbedienza e il peccato. E così quando Dio nel giardino lo cerca, l’uomo non si fa più trovare. La prima domanda di Dio in tutta la Bibbia è proprio: “Dove sei?” (Gen 3,9). Prima del peccato, c’era familiarità tra Dio e l’uomo. Nel giardino che aveva creato per l’uomo, Dio scendeva per passeggiare (Gen 3,8). È un modo antico per descrivere questa familiarità. Ma il peccato ha interrotto questa relazione. Dio non trova più l’uomo; l’uomo, infatti, si nasconde perché ha paura (“Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto” Gen 3,10). Non c’è più fiducia.
E la storia della salvezza non consiste in altro che riprendere continuamente le fila di questa relazione con il Signore, la fatica di ricostruire la fiducia, la fedeltà all’alleanza, di ricreare quella familiarità.
Il Vangelo di oggi è la risposta a questo desiderio di familiarità. Maria non si nasconde come Adamo ed Eva del giardino, ed entra in dialogo con Dio. Quando Dio la cerca, la sua risposta non è la paura. In lei c’è certo il turbamento, c’è il timore, perché sente il peso di questa sproporzione, tra lei e Dio. Ma non si ferma lì, questo non le impedisce di ascoltare. La richiesta di Dio comporta tanti problemi dal punto di vista umano: chi avrebbe potuto comprendere un mistero del genere? Giuseppe l’avrebbe ripudiata, ci sarebbe stato uno scandalo… erano tante e valide le ragioni sociali e familiari per declinare questa richiesta.
Maria, invece, si lascia convincere dalla verità di Dio, da ciò che Dio le dice, e cioè semplicemente di non aver paura: “Non temere, perché hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1,30). Come la paura è il frutto del peccato, la fiducia è il frutto della grazia. Questa è la cosa nuova, la nuova creazione che Dio compie in Maria, una donna nuovamente capace di fidarsi di Dio.
Per cui Maria dice “sì”, e dice “sì” ad essere ciò per cui l’uomo era stato creato in principio, ovvero ad essere luogo della Parola, terra che accoglie la Parola di Dio.
La solennità di oggi ci dice che questo passaggio dalla paura alla fiducia, dalla solitudine alla relazione, è possibile solo per grazia. Non è possibile per un eventuale sforzo dell’umanità che, da sola, riesce a ristabilire una relazione giusta con Dio, ma perché Dio stesso sceglie una creatura e la rende capace di nuovo di una relazione piena con Lui, una relazione libera dalle conseguenze del peccato. Una creatura capace di nuovo, semplicemente, di fidarsi.
Gesù con la Pasqua completerà l’opera iniziata con il si di Maria. Con la sua obbedienza al padre ristabilisce una volta per tutte la nuova creazione e dona al mondo una nuova vita.
Il Vangelo di oggi, dunque, ci parla di un “si” alla fede e alla fiducia anche in ciò che sembra umanamente impossibile, di un “si” all’ascolto, nonostante il turbamento, di un “si” alla vita anche quando questo creerà problemi di ogni genere, senza paura.
Sono indicazioni di vita importanti per tutti noi e soprattutto per le nostre famiglie. Quest’anno la nostra Chiesa ha iniziato un percorso di riflessione e di aiuto alla vita cristiana della famiglia. Penso che questa riflessione debba partire da qui, da Nazareth e dal Vangelo di Nazareth.
Il vangelo di oggi ci dice che le relazioni in ogni famiglia, ma anche in ogni comunità, devono partire dalla fiducia. Non c’è familiarità senza fiducia. Ci dice anche che abbiamo bisogno di dire ogni giorno il nostro “si”. Dire “si” a Dio passa attraverso il “si” all’altro: al fratello, alla sorella, al marito, alla moglie, ai figli, ai genitori. Un si che va oltre le paure umane.
Maria non ha preso in considerazione cosa gli altri avrebbero potuto pensare e non ha nemmeno avuto paura di entrare in un progetto di cui non conosceva nulla riguardo al futuro. Credo che sia la stessa cosa per ogni famiglia. Quando nasce una famiglia, nessuno sa come sarà la vita futura di quella nuova realtà. Ma ci si fida l’uno dell’altra, perché ci si ama e questo getta le basi per il futuro.
Maria ci insegna a dire “si” con una fiducia sconfinata a quello che verrà, perché si fida di Dio. Non sarà facile. Gli verrà detto quasi subito che “una spada ti trafiggerà l’anima” (Lc 2,35). Ma resterà fedele al suo “si” iniziale.
È un insegnamento anche per noi oggi. Imparare ad avere fiducia significa non cercare di possedere i progetti di vita propri o altrui, di voler avere tutto sotto controllo, di avere il dominio nelle relazioni umane e familiari… No! Maria ha detto “si” e poi ha lasciato che il Signore portasse avanti quel progetto che non era suo, ma di cui ella faceva parte. Maria dunque ci insegna a saper lavorare per progetti che non ci appartengono, fare crescere i progetti di chi amiamo, senza possederli. Maria ci insegna una grande libertà, che siamo chiamati a recuperare. Non sono mancate a Maria le prove, la sofferenza e i dolori. Ma in tutto questo è rimasta fedele.
Nulla di tutto questo è possibile con le forze umane, ma oggi il Vangelo ci ha detto che nulla è impossibile a Dio (1,37). Scrutando la Parola di Dio abbiamo visto che il passaggio dalla paura alla fiducia, dalla solitudine alla relazione, è possibile solo per grazia. Vale anche per la vita delle nostre famiglie. Da soli, senza la grazia di Dio, non è possibile avere la familiarità e la fiducia che costruiscono la famiglia. Non è possibile attingere la forza del perdono, che per primi ci ha raggiunto. Non è possibile fidarsi dei progetti altrui.
Dobbiamo dunque pregare, rimanere attaccati alla grazia di Dio, cercare la relazione con Lui. Chiediamo al Signore la grazia e la forza della fedeltà al suo progetto di amore per ciascuno di noi, chiediamo la capacita di perdonarci, di non avere paura, di amarci come Lui ci ha amato.
Possa la vergine Santissima intercedere per tutti noi e dare a tutte le nostre famiglie la gioia, l’amore e l’entusiasmo di ripetere oggi ancora una volta, con fiducia, “si” al Signore, “si” a chi amiamo.
Buona festa a tutti!
+Pierbattista Pizzaballa
Amministratore Apostolico