Conferenza stampa – Natale 2017
Jerusalem, 20 dicembre 2017
Com’è tradizione ormai da qualche anno, permettetemi di presentare i momenti e/o gli eventi che hanno maggiormente caratterizzato la nostra vita ecclesiale in questo ultimo anno. Dividerò la presentazione in due ambiti. Il primo strettamente ecclesiale e poi uno sguardo più ampio al contesto sociale e politico nel quale la Chiesa è calata.
Ambito ecclesiale
Il Patriarcato, la diocesi Latina, ha conosciuto quest’anno una serie di avvicendamenti consistenti nel personale religioso e nell’amministrazione. Una società di consulenza (Deloitte) ci sta accompagnando nella ristrutturazione e nella riorganizzazione amministrativa, che proseguirà per tutto questo anno pastorale.
Abbiamo avviato un ufficio pastorale che aiuti i vescovi e i sacerdoti ad orientare le scelte pastorali nella diocesi e soprattutto ad individuare temi e dare indicazioni per meglio accompagnare la nostra gente. Abbiamo deciso di focalizzarci sul tema della famiglia: preparazione al matrimonio, accompagnamento delle giovani coppie, educazione alla genitorialità, formazione, ecc.
Ho iniziato le visite alle parrocchie e alle comunità religiose della diocesi. La prima parrocchia visitata ufficialmente è stata Gaza all’inizio del mese.
Abbiamo assistito a quasi un raddoppio della presenza dei pellegrini in Terra Santa. Ci auguriamo che la presente crisi su Gerusalemme non spaventi quanti hanno deciso di venire in Terra Santa. La presenza dei pellegrini, oltre ad essere una importante esperienza di fede, è anche una bella espressione di solidarietà ai tanti cristiani e non, che lavorano nell’ambito del turismo religioso. In Giordania vi è serenità. Invitiamo dunque i pellegrini a visitare la Terra Santa e la Giordania senza timore, perché non vi è alcun pericolo.
Il miglioramento nelle relazioni tra le Chiese cristiane è stato suggellato dall’inaugurazione della restaurata Edicola del S. Sepolcro lo scorso mese di marzo. Un evento che qualche anno fa sarebbe sembrato di impossibile realizzazione e che ha invece segnato un punto di non ritorno nelle nostre relazioni interne.
Ambito sociale
Quest’anno è stato abbastanza impegnativo. Soprattutto nella seconda parte dell’anno ci siamo trovati coinvolti in diversi tipi di tensione, in particolare sulla città di Gerusalemme, tornata attuale anche nei media.
Nel mese di luglio e nel corso dell’estate tutta la città di Gerusalemme è stata segnata da tensioni non solo politiche riguardo l’accesso alle moschee di Al-Aqsa e alla Cupola della Roccia. Anche le chiese cristiane hanno pubblicato un comunicato.
Poco dopo abbiamo dovuto pubblicare un altro documento, riguardante direttamente le stesse chiese, circa le loro proprietà e una proposta di legge alla Knesset che limiterebbe la loro libertà di decisione sui propri beni.
Pochi giorni fa abbiamo tutti assistito alle dichiarazioni del Presidente degli USA, le cui conseguenze sono note e non sono ancora cessate del tutto.
La posizione della Chiesa Cattolica in proposito è chiara, ed è stata ribadita dallo stesso Santo Padre: rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite. Nel nostro comunicato abbiamo detto: noi riteniamo che ogni soluzione unilaterale non possa essere considerata una soluzione. Decisioni unilaterali non porteranno la pace, ma anzi la allontaneranno. Gerusalemme è un tesoro dell’intera umanità. Ogni rivendicazione esclusiva – sia essa politica o religiosa – è contraria alla logica propria della città.
Auspichiamo che la violenza di questi giorni cessi completamente e che si possa continuare a discutere legittimamente su Gerusalemme in ambito non solo politico, ma anche religioso e culturale.
La politica è la grande assente di questo momento. Non sappiamo se e cosa stia maturando nelle cancellerie dei Paesi che decidono il nostro futuro, ma qui, nel nostro contesto, la politica, quella che indica prospettive e delinea il futuro, è assente. Ciò è fonte di frustrazione e disorientamento. Abbiamo bisogno di politica, non quella di salotto, ma quella che sa tradurre in scelte concrete sul territorio le attese dei rispettivi popoli.
Le nostre popolazioni sono stanche di violenza, che non ha portato a nessun risultato. Sono invece assetate di giustizia, di diritti, di verità. Sembrano affermazioni generiche e retoriche, ma qui in questo nostro contesto, hanno un risvolto concreto e preciso nella vita quotidiana, negli spostamenti e nella libertà di movimento, nei permessi, nei ricongiungimenti familiari e nella vita quotidiana di tutte le famiglie cristiane.
A Natale noi celebriamo Dio che si affaccia ed entra nella storia dell’uomo, non con un annuncio di giudizio, immagini di sventura e di castigo. Se avesse fatto così, era evidente che il suo fine era quello di conquistarci, di assoggettarci, come un qualsiasi potente della terra. Invece Dio viene con un semplice annuncio di gioia: “Ecco, vi annuncio una grande gioia”.
La gioia di Dio è una gioia “incarnata”, passa per le cose semplici della vita. Non c’è gioia se non c’è vita, la vita umile di gente normale: una madre, un padre, un figlio.
La gioia di Dio è salvezza: questo Bambino, che i pastori vedranno se si metteranno in cammino, “è il Salvatore” (Lc 2,11).
E salvezza è possibilità di ricominciare sempre. Salvezza è possibilità che tutto sia trasformato: il buio in luce, il male in bene, il dolore in gioia, l’egoismo in amore, la morte in vita.
Questa è la salvezza di Dio: non un pacchetto già pronto, non qualcosa di già fatto, ma un continuo ricominciare, un sempre nuovo mettersi in cammino dietro di Lui.
Le difficoltà di questi giorni, le difficoltà di sempre, la sete di giustizia, la fame di dignità, dunque, non ci impediscono di ricominciare, non spengono la nostra gioia, né la nostra determinazione a collaborare per migliorare il nostro mondo, a lavorare a difesa della vita, quella semplice dei nostri fedeli, delle nostre famiglie e delle nostre comunità religiose.
+Pierbattista Pizzaballa Amministratore Apostolico