Beatissimo Padre,
È con grande gioia che la Chiesa di Cipro La accoglie e qui si unisce in preghiera per Lei e per il Suo ministero alla Chiesa universale, con tutta la Chiesa di Gerusalemme, di cui Cipro fa parte. L’abbiamo attesa con gioia e con gioia gridiamo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”.
Nel primissimo annuncio del Vangelo, Cipro ha avuto un ruolo di primaria importanza. Grazie a questa popolazione si inaugura l’annuncio del Vangelo ai pagani e così il Vangelo travalica ogni frontiera culturale e religiosa, arrivando alle periferie del mondo antico (cf. At 11,20). Un levita cipriota, Giuseppe detto «Barnaba», conduce Paolo agli Apostoli e se ne fa garante (cf. At 9,27). Fratelli nella stessa comunità di Antiochia, saranno insieme inviati proprio a Cipro nel loro primo viaggio missionario (At 13). Sin dall’inizio del Cristianesimo, quindi, Cipro è luogo di creatività del Vangelo, di evangelizzazione e inculturazione, luogo di incontro, dialogo e accoglienza della Buona Notizia, sinonimo di superamento delle frontiere etniche, culturali e religiose.
È una caratteristica che si può scorgere in tutta la storia di Cipro. Nel 431 sarà riconosciuta dalla Chiesa Universale l’importanza di tale Chiesa, quale segno di un rapido ed efficace radicamento del Cristianesimo sull’isola.
Dopo la caduta di Akko nel 1291, Cipro accoglierà le comunità religiose fuggite dalla Terra Santa, in particolare i Francescani, che tanto hanno contribuito alla cura dei cattolici e che, da tanti anni, insieme ad altri sacerdoti e religiose della diocesi, continuano a contribuire all’accoglienza dei migranti e di ogni persona, specie dei più poveri.
Cipro condivide le ferite dell’Europa e del Medio Oriente al tempo stesso: ferite, che sono divisioni politiche, militari e - bisogna riconoscerlo non senza amarezza - anche religiose. Nemmeno la prima Chiesa di Cipro fu esente da vicissitudini (At 13,13; 15, 36-40), senza però che questo impedisse il diffondersi del Vangelo. Anche oggi, perciò, le nostre vicissitudini non diventino pretesto per fermare l’annuncio.
Nicosia, capitale cipriota, è l’ultima capitale europea a vedere ancora un muro di divisione, una ferita profonda nell’isola. Oggi, tuttavia, insieme ai nostri amati fratelli ortodossi, guardiamo a Cristo, «che ha abbattuto il muro di separazione (…), cioè l’inimicizia» (Ef 2,14). Per questo gridiamo la nostra speranza, che è già per noi una certezza. Se ci rattristano le nostre ferite, e quelle delle nostre terre divise, sappiamo però che esse possono essere trasfigurate, i nostri muri interni abbattuti, la storia riscattata e redenta.
Nell’ottica di questo «riscatto» non possiamo non manifestare oggi la nostra più viva gratitudine alla Chiesa ortodossa che, specialmente a Cipro, mostra segni di grande apertura e amicizia alla nostra Chiesa, consentendoci perfino di celebrare le nostre Eucaristie nelle loro chiese. Chissà che questa nostra esperienza positiva non possa essere un primo passo verso quell’unità tanto attesa dalla nostra gente; che Cipro possa diventare per le altre Chiese modello di unità e armonia, di incontro e sincera amicizia. Proprio questa piccola isola, infatti, pur ferita da tante divisioni, porta con sé anche luci e speranze: armonia tra le Chiese, accoglienza e integrazione, come può vedere da questa assemblea, nella quale non si può distinguere chi è cipriota e chi no, dove le più disparate provenienze - asiatici, africani, europei, migranti, lavoratori stranieri - insieme ai ciprioti locali formano un unico corpo, un’unica comunità, proprio come ai tempi del primissimo annuncio.
E questo ci fa credere che la riconciliazione in Cristo è possibile, che il Kyrios può vincere le nostre paure, che può attraversare le porte dei nostri cenacoli chiusi e dire: «Pace a voi!»
Che Cristo cancelli ancora una volta, allora, le nostre paure e ci renda coraggiosi testimoni, come Barnaba, Paolo e Lazzaro, di pace e di vita verso i nostri fratelli e sorelle, che in questo mare e oltre il mare, in Libano, in Siria e in Terra Santa, ancora soffrono.
La Vergine Maria, la Santa Kikotissa, «Fonte di misericordia», ci mostri il suo «volto nascosto» ma sempre benevolo e interceda per tutti noi e per le nostre Chiese.
E dalle onde del mare di Cipro, le onde del Mediterraneo bagnato dal sangue di tanti nostri poveri fratelli e sorelle, possa ora nascere non più Venere, come credevano i pagani, ma la vera Caritas, il vero Amore, che sulla Croce ci ha resi tutti fratelli, figli e madri.
+ Pierbattista