TERRA SANTA – Dall’11 al 16 gennaio 2020, il Coordinamento di Terra Santa (CTS), composto da vescovi europei e nordamericani, effettuerà la sua visita annuale in Terra Santa, durante la quale incontrerà i cristiani a Ramallah, Gerusalemme Est e la piccola comunità cristiana di Gaza, quasi privata del suo diritto di celebrare il Natale a Betlemme, lo scorso dicembre. Un’altra parte della visita sarà dedicata alla promozione della pace e del dialogo, due temi che si ripetono ogni anno nel corso dei loro incontri.
La visita annuale del Coordinamento di Terra Santa* si svolge dal 1998 per “agire in solidarietà con le comunità cristiane in Terra Santa e per condividere la vita pastorale della Chiesa locale che vive un’estrema pressione politica e socio-economica”.
Da allora, i vescovi di tutto il mondo si sono incontrati con i cristiani in Terra Santa e hanno ascoltato le loro lotte e le loro aspirazioni. Le loro visite hanno contribuito immensamente a trasmettere ai loro Paesi d’origine e alle comunità ecclesiali le voci dei cristiani emarginati, soprattutto dei giovani. È stato anche un incoraggiamento per i cristiani di tutto il mondo a seguire le loro orme per “venire a vedere”, come dice una dichiarazione del CTS, e a visitare le comunità cristiane e i luoghi santi di questa terra.
Durante le loro visite in questi anni, i vescovi hanno potuto entrare in contatto in prima persona con argomenti come i ricongiungimenti familiari, le confische di terre, gli sfratti e le demolizioni di case, mai menzionati nei principali mass media. Nelle loro dichiarazioni non mancano parole come “occupazione”, “checkpoint”, “muro di separazione” e “oppressione”. A volte, però, suonano come un disco rotto diretto a sollecitare israeliani e palestinesi a fermare la violenza, a porre fine al conflitto e a cercare una pace giusta.
I vescovi non vengono solo per sostenere la comunità cristiana locale, in quanto le loro visite si rivolgono anche a musulmani ed ebrei, con cui vengono organizzati incontri. Essi lamentano sempre la mancanza di contatti umani tra i due popoli, che a sua volta mina la fiducia e il dialogo. Sebbene chiedano una vita dignitosa per entrambe le parti, la pace per entrambi i popoli, la sicurezza per Israele e un futuro Stato vitale per i palestinesi, si dovrebbe riconoscere e sottolineare che la situazione in Terra Santa è complessa ed entrambe le parti vivono realtà diverse e differenti priorità.
Come molti Paesi occidentali, anche loro sono preoccupati per la sicurezza di Israele. Tuttavia, ciò che questi vescovi chiedono, e che questi Paesi non riescono a fare, è che i palestinesi hanno tanto diritto alla sicurezza quanto gli israeliani. In una dichiarazione, essi affermano che “essere pro-israeliani deve significare essere pro-palestinesi”. Questo significa essere a favore della giustizia per tutti, il cui frutto certo è la pace duratura”.
Quest’anno i vescovi incontreranno i giovani di Ramallah e di Gerusalemme Est. Un incontro con l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa insieme all’arcivescovo Leopoldo Girelli avrà luogo invece presso il Patriarcato latino di Gerusalemme, dove sarà celebrata una Santa Messa.
È in programma anche una visita pastorale alla comunità cristiana di Gaza. I vescovi hanno espresso la loro solidarietà dopo la notizia che le autorità israeliane hanno quasi rifiutato di rilasciare permessi ai cristiani di Gaza per le festività natalizie di Betlemme lo scorso dicembre.
Il Coordinamento di Terra Santa incontrerà anche funzionari palestinesi e israeliani e le suore comboniane a Betania.
Saher Kawas Cover photo: © Mazur/catholicnews.org.uk
* CTS, Coordinamento della Terra Santa: noto come Coordinamento delle Conferenze Episcopali a sostegno della Chiesa di Terra Santa