Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra. (Sl 137,5)
8 dicembre 2017
In questi giorni si sono moltiplicate le dichiarazioni su Gerusalemme e sul suo futuro e tutti siamo preoccupati per le violenze che potrebbero scatenarsi e le imprevedibili conseguenze.
Il Santo Padre, richiamandosi anche alle diverse risoluzioni ONU, ha espresso la sua profonda preoccupazione, invitando a non creare nuovi pretesti per altra violenza in Medio Oriente, ma a preservare nella Città Santa lo Status Quo, che dovrebbe garantire gli equilibri tra le comunità religiose delle tre fedi e tra le due parti della città, ma che in realtà è già stato intaccato da tempo.
Tenendo presente una situazione di evidente conflitto e considerando le rapide trasformazioni della Città Santa, pensiamo che ogni soluzione unilaterale non possa essere considerata una soluzione. Gerusalemme, infatti, è un tesoro dell’intera umanità. Ogni rivendicazione esclusiva – sia essa politica o religiosa – è contraria alla logica propria della città. Ogni cittadino di Gerusalemme e ogni persona che giunge ad essa in visita o pellegrinaggio dovrebbe essere messo nella condizione di percepire e appropriarsi in qualche modo del messaggio di dialogo, coesistenza e rispetto che la Città Santa richiama e che spesso noi feriamo con il nostro comportamento. Gerusalemme è una città che deve accogliere, dove gli spazi si devono aprire e non chiudere. Da troppo tempo i suoi abitanti sono ostaggio di queste continue tensioni che ne snaturano il carattere.
Non vi è nulla che possa impedire a Gerusalemme, nella sua unicità e unità, di diventare il simbolo nazionale dei due popoli che la rivendicano come loro Capitale. Israeliani e Palestinesi dovrebbero raggiungere un accordo che corrisponda in qualche modo alle loro legittime aspirazioni e che rispetti i principi di giustizia. Decisioni unilaterali che cambino l’attuale configurazione della città non porteranno beneficio, ma solo nuove tensioni e allontaneranno possibilità di pacificazione.
Ma se Gerusalemme è sacra per Ebrei, Cristiani e musulmani, è sacra anche per molti popoli di ogni parte del mondo, che guardano ad essa come loro capitale spirituale, che giungono ad essa come pellegrini, per pregare ed incontrare i loro fratelli nella fede.
Il carattere sacro di Gerusalemme non si limita solo ai singoli siti o monumenti, come se questi potessero essere separati l’uno dall’altro o isolati dalle rispettive comunità, ma coinvolge Gerusalemme nella sua interezza, i suoi Luoghi Santi e le sue comunità, con i loro ospedali, scuole, attività di carattere culturale e sociale.
Le due parti dovrebbero fare in modo di conservare l’attuale carattere universale della città e di adoperarsi perché essa resti il luogo nel quale ebrei, cristiani e musulmani continuino ad incontrarsi lungo le vie della Città Vecchia, ciascuno con la propria mentalità e tradizioni, legate in modo così unico le une alle altre.
La discussione su Gerusalemme, quindi, non può essere ridotta semplicemente a disputa territoriale e sovranità politica, precisamente perché Gerusalemme è un unicum, è patrimonio del mondo intero, ha una vocazione universale che parla a miliardi di persone nel mondo, credenti e non.
Una soluzione realistica al problema di Gerusalemme non può non includere tutti questi elementi.
Patriarcato Latino di Gerusalemme