GERUSALEMME – Ecco di seguito la lettera che mons. Pierbattista Pizzaballa, Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, ha inviato alla Parrocchia latina di Gerusalemme.
Prot. N. (1) 366/2018
3 maggio 2018
A padre Nerwan Al-Banna OFM,
ai sacerdoti e religiosi
e a tutti i fedeli della parrocchia latina di Gerusalemme
Soggetto: Chiarimenti riguardo alla parrocchia di Gerusalemme
Carissimi fedeli e fratelli in Cristo,
Il Signore vi dia pace!
La parrocchia di Gerusalemme è la prima parrocchia della diocesi. Storicamente è stata la prima canonicamente eretta. Ma è anche simbolicamente la prima realtà diocesana, perché custodisce fedelmente da sempre la memoria viva della morte e risurrezione di Cristo. La Chiesa Madre di Gerusalemme è resa viva e visibile dalla vostra presenza.
È prioritario e fondamentale per tutti noi, dunque, non solo conservare, ma anzi rafforzare la nostra presenza a Gerusalemme e conservare il carattere cristiano della Città Santa. L’identità di Gerusalemme non sarebbe completa senza una presenza cristiana viva e vivace. I luoghi Santi e la presenza di tanti pellegrini non bastano per affermare il carattere cristiano della Città: senza la presenza di una comunità locale, viva e attiva, non ci può essere Chiesa.
Desidero innanzitutto ringraziare la Custodia di Terra Santa che fin dal principio ha accompagnato il nascere e lo sviluppo della parrocchia latina. Grazie al suo servizio lungo i secoli e fino ad oggi, abbiamo ora una bella comunità, viva e vivace. Tutta la Chiesa è grata per questo servizio prezioso e non sempre gratificante.
Se molto è stato fatto, molto resta sempre da fare. La città ha vissuto in questi ultimi anni tanti cambiamenti dal punto di vista sociale e urbanistico. La città si è ingrandita e spesso le abitazioni dei fedeli sono oggi lontane dai luoghi di culto. Tutto questo non può non sollecitare una riflessione, innanzitutto dal punto di vista pastorale, anche all’interno della nostra comunità. Tutto cambia. Anche noi cambiamo e dobbiamo chiederci cosa questi cambiamenti comportano per la nostra presenza nella Città Santa, qui e ora.
La nostra parrocchia originariamente era concentrata in Città Vecchia e nei suoi dintorni. Oggi è distribuita su un territorio molto vasto: oltre alla città vecchia e i suoi dintorni, abbiamo ora Kfar Aqab, Er-Ram, Beit Hanina, Betfage, Betania, Beit Safafa, e diverse altre località. Sono quartieri lontani l’uno dall’altro. Una grande dispersione, dunque.
Questo è certamente un segno positivo, che mostra la vitalità della nostra presenza, la sua crescita e il suo sviluppo. Questo fenomeno, tuttavia, pone a tutti delle sfide serie dal punto di vista pastorale. Da un lato è difficile per i sacerdoti raggiungere tutte queste località adeguatamente e dall’altro è difficile per la gente raggiungere i luoghi di culto e di incontro.
Questa situazione, cioè la dispersione dei fedeli su un territorio molto vasto, ci spinge ora a chiederci come assicurare un adeguato servizio pastorale a tutti nelle loro attuali località. La riflessione è iniziata da tempo in diversi ambiti degli organismi diocesani, nei quali ci si è posti la seguente domanda: sarebbe utile creare una seconda parrocchia a Gerusalemme, così da rafforzare la nostra presenza sul territorio?
Questa discussione ha però sollevato tante domande e paure, legate soprattutto alla questione politica e ai nuovi cambiamenti che stanno accadendo nella città. Anche noi vediamo questo. Ma posso assicurare che non è mai stata presa in considerazione e non è mai stata la base delle nostre valutazioni. Onestamente, dubito che le autorità politiche siano interessate o addirittura influenzate dalle nostre decisioni pastorali. Tuttavia, a causa di tutto questo, ho visto che è bene e saggio ascoltare e prendere in considerazione tutte le osservazioni a questo riguardo.
Desidero con la presente tranquillizzare e assicurare tutta la parrocchia: non vi è alcun intento e non c’è nessuna ragione di prendere decisioni che siano contrarie al sentire comune della comunità parrocchiale. Stiamo cercando delle soluzioni. Che sia quella di creare una nuova parrocchia a Gerusalemme, oppure altre soluzioni che possano aiutare la comunità di Gerusalemme e la Chiesa a pensare la propria presenza nella Città Santa e fortificarla. La riflessione è ancora aperta ed è importante che voi ne siate parte.
Considero tutta questa discussione, comunque, un momento provvidenziale. Questa proposta è stata una sorta di “scossa elettrica” che ha smosso tutta la comunità a riflettere e discutere di sé e sulle sue prospettive future. E questo era veramente necessario. Abbiamo bisogno di incontrarci e riflettere insieme e chiederci come crescere e migliorare.
Invito tutti, innanzitutto, a pregare. Bisogna pregare molto per tutto ciò che sta accadendo attorno a noi e nel nostro territorio, ma non dobbiamo dimenticare la nostra prima comunità. Invito tutti voi a pregare per la pace di Gerusalemme, della nostra città, della quale siamo una parte integrante e che amiamo. Senza la preghiera e senza lo sguardo verso l’alto, ci chiuderemmo in discussioni solo umane, mentre dobbiamo metterci prima di tutto in ascolto della volontà di Dio. Nelle prossime settimane voglio incontrare tutti voi, laddove sarà possibile, per ascoltarvi, per assicurarvi la mia vicinanza e per discernere insieme a voi cosa il Signore ci sta chiedendo.
La Vergine Santissima interceda per tutti noi e benedica tutte le vostre famiglie.
In Cristo
+Pierbattista Pizzaballa Amministratore Apostolico