"Ma quegli uomini dissero loro: "Perché cercate il vivo tra i morti? Egli non è qui, ma è risorto!"(Luca 24:5b)
Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese a Gerusalemme estendiamo i nostri gioiosi auguri pasquali da questa Città Santa della Resurrezione sia alle nostre congregazioni locali che ai fedeli cristiani di tutto il mondo con le parole dell'angelo alle donne dolenti che erano andate al sepolcro di Cristo: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!»
Nella sua vita terrena, Gesù ha proclamato a coloro che lo seguivano: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza (Gv 10,10)». Attraverso la sua sofferenza, la sua morte e la sua risurrezione, Cristo lo ha realizzato spezzando i legami del peccato e della morte, aprendo a tutti coloro che si avvicinano a Lui nella fede un nuovo stile di vita spiritualmente abbondante. In seguito l'apostolo Paolo affermò: «Come Cristo è risorto dai morti per la gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova (Rm 6,4b)».
Eppure questo dono non era destinato a un piccolo gruppo selezionato. Lo stesso Signore risorto ha affermato che questa speranza di vita nuova deve essere condivisa con tutti infatti quando la sera del giorno di Pasqua apparve ai suoi discepoli li salutò con le parole: «La pace sia con voi. Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi (Gv 20,21)». Così, fin dall'inizio, nostro Signore ha incaricato i suoi Apostoli di diffondere il suo messaggio di pentimento e di perdono divino attraverso la speranza accesa nella sua risurrezione senza ansie né timori. Ne consegue che, proprio come il Fuoco Santo che emerge ogni anno dalla Tomba Vuota è condiviso con i popoli in tutta la terra, così anche noi siamo chiamati ad essere testimoni audaci della grazia trasformatrice di Dio in Cristo Gesù per tutto il popolo di Dio, sia con le parole che con i fatti.
Questa testimonianza cristiana è tanto più urgente ora che ci troviamo di fronte agli effetti persistenti della pandemia, all'improvviso scoppio di guerre e di violenze; ora che vediamo sempre in aumento nel mondo ogni forma di ingiustizia e oppressione. È quindi essenziale che la nostra celebrazione pasquale non sia semplicemente la rievocazione di un unico, seppur epocale, giorno della storia: deve essere anche per noi un tempo per riconsacrarci alla chiamata di Cristo e di trasmettere il Fuoco Santo della grazia divina a coloro che hanno bisogno di speranza, lontani e vicini. Solo così possiamo realizzare pienamente il significato più profondo della risurrezione di Cristo, mentre il suo messaggio di pace e riconciliazione si diffonde ai quattro angoli della terra, cominciando da Gerusalemme.
In questa Pasqua invitiamo i fedeli di tutto il mondo a tenere tutte queste cose care nei loro cuori e nelle loro menti mentre ci scambiamo ancora una volta quel gioioso e antico saluto cristiano: “Cristo è risorto! Al Maseeh Qam! Christos Anesti! Christos harjav i merelotz! Pikhirstof aftonf! Christ est Ressuscité! Christus resurrexit! Meshiha qam! Christos t'ensah em' muhtan! Christus ist auferstanden! È davvero risorto! Alleluia!
I Patriarchi ei Capi delle Chiese a Gerusalemme