23 giugno 2024
XII Domenica del Tempo Ordinario B
Mc 4, 35-41
Il brano di Vangelo di oggi (Mc 4, 35-41) segue immediatamente quello di domenica scorsa, un brano che riportava due parabole del Regno e che finiva con l’immagine di un albero che cresce nell’orto e che diventa così grande da poter ospitare gli uccelli del cielo (Mc 4, 32).
È un’immagine importante, perché nel cielo non ci sono confini nazionali, né barriere di sorta: e l’immagine dell’albero serve a dire che il Regno dei cieli è aperto a tutti, vicini e lontani. Non è riservato solo ad un popolo, ad una categoria di persone, ma ad ogni uomo che voglia rifugiarsi alla sua ombra.
Il brano di oggi inizia con un invito di Gesù a passare all’altra riva (Mc 4,35): l’altra riva indica la sponda pagana del lago di Tiberiade, e quindi, potenzialmente, il territorio al di fuori dalla terra promessa, al di fuori dal regno di Dio.
L’evangelista precisa che questo accade lo stesso giorno (Mc 4, 35), e che, di quello stesso giorno, è ormai sera. È lo stesso giorno in cui Gesù ha parlato di un Regno di Dio più grande della terra di Israele, una parola certo non facile da accogliere e da capire: come il seme, così anche questa parola ha bisogno di tempo per portare frutto, e ha bisogno anche del buio della notte, quando, sotto terra, il seme muore.
L’evangelista precisa anche che i discepoli prendono il Signore, “così com’è” (Mc 4,36), nella barca: è un’indicazione molto strana. Cosa significa che lo prendono così com’è?
Forse significa proprio questo: lo prendono così com’è, senza capirlo del tutto, senza aver fatta propria la sua logica, il suo modo di intendere il Regno di Dio.
Lo prendono dunque sulla barca così com’è.
Ma com’è il Signore? Il Signore è più grande di quanto i discepoli riescano a comprendere, e il dono della sua vita è per tutti, anche per chi sta sull’altra riva.
Questo è il grande passaggio che i discepoli devono fare.
Quello che accade durante la traversata è qualcosa che rivela esattamente la distanza tra il modo di pensare di Gesù e quello dei discepoli.
Mentre infatti stanno passando all’altra riva, si scatena una grande tempesta (Mc 4,37); ma la cosa strana è che, durante la tempesta, Gesù dorme (Mc 4,38)
Come si può dormire nel pieno di una tempesta, quando la barca è invasa dall’acqua?
Forse la chiave di lettura sta in un’altra tempesta riportata nella Bibbia: il Libro di Giona (Gio 1) parla di una situazione molto simile a quello che accade sul mare di Galilea.
Giona, infatti, sta fuggendo dal comando di Dio di andare ad annunciare la misericordia ai Niniviti; si imbarca per andare lontano dal Signore, ma una grande tempesta infuria sul mare (Gio 1,4). Anche qui la barca sta per affondare, e anche qui Giona dorme (Gio 1,5), come Gesù. Non solo, ma come i discepoli fanno con il Signore, anche qui i compagni di navigazione fanno con Giona: vanno a svegliarlo.
Lo svegliano con una domanda: perché dormi? E poi aggiungono: “Prega il tuo Dio. Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo” (Gio 1,6). Sono le stesse parole dei discepoli: “Maestro, non ti importa che siamo perduti?” (Mc 4,39).
Infine, c’è un altro elemento in comune: sulla barca, insieme a Giona, ci sono persone pagane, che credono in un altro dio. Ciascuno prega il proprio dio, ma questo non basta a placare la tempesta (Gio 1,5).
Il richiamo così evidente al profeta Giona offre delle importanti chiavi di lettura.
La prima è che i pagani, prima di stare sull’altra riva, stanno sulla barca insieme a Gesù: i più lontani dal suo pensiero, dal suo modo di intendere il Regno, sono proprio loro, i discepoli.
Ed essendo così lontani, hanno paura e si spaventano (Mc 4,40), perché dubitano. Come i pagani, si pongono la domanda dell’uomo religioso, che si chiede se Dio si occupa di lui, se Dio si prende cura. Il discepolo, invece, non si pone questa domanda: sa che il Signore salva, sempre, e sta in attesa di vedere come, di riconoscere il modo della Sua presenza dentro la vita. Sa riconoscerlo anche nell’assenza.
Infine, come nel Libro di Giona, la salvezza per tutti verrà proprio da colui che dorme sulla barca. Giona verrà gettato in mare, e diverrà un segno (Lc 11,29) che Gesù stesso sceglierà per annunciare che la salvezza verrà con la sua morte, quando per tre giorni Gesù dormirà nel grembo della terra, come Giona nel grembo del pesce (Gio 2,1).
Come Giona, Gesù sarà liberato dalla morte, e potrà così portare la sua salvezza a tutti: ai suoi discepoli, alla sua gente, ma anche a chi sta sull’altra sponda del lago: tutti possono posarsi sui rami del grande albero del Regno del Padre (Mc 4,32).
+ Pierbattista