Omelia per la Consacrazione Episcopale di Mons. Bruno Varriano
Is 61, 1-3; 1Pt 5, 1-4; Mt 20, 25-28
Carissimi Fratelli e sorelle,
l Signore vi dia pace!
(saluti iniziali)
Ci ritroviamo in questo luogo particolare per un evento altrettanto particolare, la consacrazione di un vescovo latino, al servizio dell’isola di Cipro. L’ultimo vescovo latino residente nell’isola morì esattamente 340 anni fa. Quanto stiamo vivendo oggi, dunque, è un momento che possiamo definire storico, per la nostra Chiesa, per il Patriarcato latino, ma direi anche per tutti. Un momento di festa, un bel momento di Chiesa, che spero ci aiuti tutti a rafforzare il nostro senso di comunità e di unità.
Non siamo qui, però, per celebrare la restaurazione di una gloria antica. Non è questa l’intenzione di questa celebrazione. È vero che non dobbiamo mai dimenticare la nostra storia, ma non siamo qui per celebrarla, né per ricostruire palazzi o fortezze, di qualsiasi tipo. Non siamo qui per esprimere posizioni di potere o di gloria. Siamo e restiamo una piccola realtà di Chiesa cattolica, inserita in un più ampio contesto religioso, in particolare Greco-Ortodosso ma non solo, con il quale intendiamo collaborare in spirito di armonia e di rispetto, e della cui benevolenza siamo sempre grati. Siamo davvero ammirati per lo spirito di comunione e di collaborazione creatosi con le varie realtà religiose di Cipro, in particolare i nostri fratelli maroniti, ma anche con tutte le altre realtà religiose, la cui presenza qui oggi in questa celebrazione testimonia la bella relazione esistente tra noi.
La decisione di avere un vescovo latino a Cipro, e dunque lo spirito che ti dovrà accompagnare nel tuo episcopato, caro padre Bruno, non nasce dall’intenzione di restaurare, ma di servire.
Il Vangelo che hai scelto lo indica in maniera chiara ed evidente: “Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mt 20,26-28).
Le nuove sfide pastorali che da qualche anno hanno investito anche la vita di Cipro richiedono una sempre più solida presenza ecclesiale, e un diverso e più coraggioso servizio pastorale, esteso a tutti i nostri fedeli, sparsi per tutto il territorio dell’isola, e non di rado calati dentro situazioni sociali molto fragili. Anche qui, infatti, come in tutto il territorio della nostra particolare diocesi, la comunità è sempre più plurale, composta da fedeli provenienti da diverse culture e lingue. Le situazioni sociali e politiche sono sempre più complesse, e tutto ciò richiede un’attenzione nuova, un servizio dedicato, un ascolto sincero. Allo stesso tempo, non si dovranno trascurare i nostri fedeli autoctoni, che da generazioni frequentano le nostre chiese.
In poche parole, anche la Chiesa cattolica di Cipro, come le altre diverse realtà della nostra diocesi del Patriarcato latino, deve fare i conti con le ferite profonde create dai conflitti politici che sembrano senza via di uscita, con l’arrivo di nuovi fedeli da tutto il mondo, con disagi sociali di ogni genere. È a questa Chiesa, caro padre Bruno, che oggi ti viene chiesto di metterti a servizio. Non ci sarà nulla di grandioso e di eclatante, dunque. Non troverai alcuna espressione di potere. Anzi, ti sentirai spesso impotente, di fronte alle tante domande che riceverai. Ma anche questo è importante e necessario. Imparerai, così, a consegnare tutto a Dio, nella preghiera, nell’umiltà del servizio, nel saper chiedere aiuto, nel creare collaboratori nel ministero, soprattutto i sacerdoti, nell’affidarti agli altri, così come sono, senza pretendere che siano come tu vuoi. È questa l’unica via per affidare la tua vita a Dio.
Non dovrai cadere nella tentazione di voler risolvere tutti i problemi che arriveranno sul tuo tavolo, siano essi sociali o di altro genere. Certamente non potrai non prestare ascolto e sostenere quanti vivono nella povertà. Ma ricordati quanto Gesù ci ha detto: “i poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me” (Mt 26,11). La tua prima preoccupazione sarà farti prossimo a tutti (cf. Lc 10,36), sostenere le necessità di tutti, per quanto possibile, ma sapendo che il tuo primo compito è essere immagine del Buon Pastore, è riportare tutti ad incontrare il Risorto, il vero e unico Buon Pastore. Dovrai ricordare alle nostre comunità sparse nell’isola che il cuore della vita cristiana è Cristo e niente altro. Il primo, e direi unico, piano pastorale che dovrai presentare è testimoniare che incontrare Cristo è la cosa più bella che possa accadere ad una persona e che una comunità cristiana attinge la vita dall’Eucarestia, prima che da qualsiasi altra attività. Tutto il resto ti sarà dato in più. Hai amato molto il tuo precedente servizio come custode del santuario di Nazareth, custode del mistero dell’Incarnazione. Ora questo tuo servizio continuerà in altro modo, facendo il possibile per fare incarnare la vita di Cristo nella vita delle nostre comunità.
E il modo di fare tutto ciò è proprio quanto il Vangelo ha appena proclamato: servendo, facendoti servo, amando gratuitamente, senza pretendere nulla. Donare giorno dopo giorno la tua vita al gregge che ti è affidato, “non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge” (1 Pt 5,3).
Il “Vangelo del servizio” che hai scelto, caro padre Bruno, ci riporta ad un altro luogo caro a tutti, e in particolare ai francescani: il Cenacolo. È li che Gesù compie Lui stesso il gesto di servire da schiavo, lavando i piedi ai suoi discepoli, anche a chi lo avrebbe poi tradito.
Il Cenacolo non è soltanto nostalgia di un luogo a noi caro, ma è anche una dimensione, un luogo dello spirito cui si sente prepotentemente il bisogno di tornare. Lì è nata l’Eucaristia, il sacerdozio, è il luogo dove l’amore ha celebrato la sua vittoria e lo Spirito ha acceso di passione il cuore della Chiesa.
Stiamo vivendo uno dei momenti più difficili della nostra storia, non solo locale. Sembra davvero di vivere dentro una lunga interminabile notte. Tutto cambia e noi ci sentiamo a volte disorientati. Un modello di società, e anche un modello di Chiesa, sta velocemente tramontando e sono ancora troppo deboli le prospettive del futuro che verrà. E a noi, alla Chiesa, viene chiesto di decidere cosa fare, dove stare, come rispondere. E non possiamo decidere senza guardare a Cristo. Potremmo infatti decidere – come gli apostoli al Getsemani - di dormire, in attesa che passi la notte, o di combattere con la spada di Pietro perché nulla cambi, o di tradire, cioè di preferire il cinico guadagno dell’oggi alla speranza di una promessa di novità.
Gesù, però, ha un’altra intenzione. Egli sfida la notte peggiore della sua vita con un amore più grande, donandosi fino in fondo nell’acqua versata sui piedi dei discepoli, nei segni del pane spezzato e del vino offerto, nel sacrificio di sé sulla Croce. Attraversare la notte amando di più, attraversare il dolore e la morte credendo di più: è questa la decisione di Cristo. E questa sia anche la tua decisione, caro padre Bruno. Solo l’amore può davvero cambiare e fare crescere la vita del mondo. Non un amore generico, ma quello indicato da Cristo nel Vangelo. Ti e ci viene chiesto di fare questo salto della fede, della speranza e dell’amore, che non è un salto nel vuoto, ma in Dio e nella Sua Parola che promette risurrezione.
Il tuo ministero, infine, dovrà anche essere di governo. Anche governare è un modo di servire. Non confondere, perciò, l’amore che ti deve guidare, con la semplice amicizia. Il tuo sapere amare, perdonare e ascoltare, comporta il saper generare: alla fede, innanzitutto, ma anche alla vita nella Chiesa. Dovrai imparare a formare i sacerdoti e i fedeli a crescere e diventare adulti solidi nella Chiesa, insegnando loro a pregare, a scrutare la Parola di Dio. Ma dovrai anche imparare a correggere gli errori, richiamare all’obbedienza, a sapere dire i “sì” e i “no” necessari, e – soprattutto - a insegnare a perdonare, perdonando. L’amore di Dio è innanzitutto perdono ricevuto.
Che i sacerdoti, i fedeli, il mondo che incontrerai, vedano in te qualcuno che li aiuti a guardare verso l’Alto. Aiuta a vedere la propria realtà di vita a partire non solo dal dolore e dalla sofferenza, ma aiuta tutti ad avere uno sguardo che includa la presenza di Dio e della Chiesa. La tua voce, infatti, sarà la voce della Chiesa e il tuo volto sarà il volto della Chiesa. Possa, dunque, la porzione di Chiesa che ti è affidata avere la voce e il volto di chi per primo ha sperimentato il perdono e l’amore di Dio e desidera che tutti ne facciano esperienza.
Coraggio, dunque. Non sei solo.
Tutta Cipro fa festa intorno a te e tutti noi, insieme a te, ringraziamo Dio per questo momento di grazia.
Affidiamo all’intercessione della Vergine di Nazareth questo tuo nuovo servizio che oggi acquista un nuovo volto. Il tuo “sì” unito a quello della Vergine faccia fiorire nel cuore dei fedeli di Cipro la gioia del servizio a Dio e al mondo!
Amen.
Nicosia, 16 marzo 2024
†Pierbattista Card. Pizzaballa
Patriarca di Gerusalemme dei Latini