GERUSALEMME - Dal 24 al 31 marzo 2024, le strade della Città Vecchia sono state teatro di processioni e marce, a volte più volte al giorno. Vescovi, sacerdoti, seminaristi, consacrati, fedeli residenti a Gerusalemme o pochi pellegrini, tutti erano desiderosi di portare la preghiera del mondo per la Pace ai piedi della Croce e della Tomba vuota.
La Messa crismale del Giovedì Santo è stata un momento di fraternità sacerdotale, quando i sacerdoti hanno rinnovato le loro promesse davanti al Patriarca, che ha presieduto la cerimonia, e ai vescovi ausiliari.
Alcuni di loro erano venuti da lontano, per presentare al Signore le sofferenze degli ultimi mesi, portando le preghiere dei loro parrocchiani, testimoniando la loro fede piena di speranza nonostante la situazione, raccogliendo a volte per loro dei ricordi di questi giorni santi, ai quali avrebbero tanto voluto partecipare.
Nella sua omelia, il Patriarca ha ricordato che "oggi siamo misticamente tornati nel Cenacolo per rivivere l'ultima sera del Signore. Siamo qui per imparare ancora una volta dal Maestro che ci chiede di agire, o meglio, di essere come Lui.(...) Nonostante la stanchezza e il disorientamento, siamo qui perché vogliamo continuare ad essere "cristiani e sacerdoti risorti", (...) capaci grazie a Lui di un amore sempre più grande, di donarci fino alla fine, con fiducia e speranza nel Dio che risuscita i morti".
Il Santo Crisma, consacrato durante questa messa alla presenza dei sacerdoti e dei vescovi della diocesi di Gerusalemme, sarà utilizzato per tutti i sacramenti del prossimo anno.
Il Santissimo Sacramento è stato portato in processione intorno all'edicola, poi al Calvario, prima di essere deposto nella tomba che, al Santo Sepolcro, funge da deposito. In questo modo, la liturgia ci aiuta a segnare l'ingresso di Nostro Signore nell'agonia e l'attesa della Risurrezione.
Al termine della cerimonia, un gruppo di pellegrini provenienti dalla Nigeria ha espresso la propria gratitudine ed emozione per aver potuto celebrare la Pasqua nei luoghi in cui si sono svolti questi eventi 2.000 anni fa.
La funzione del Venerdì Santo è stata presieduta dal cardinale Pizzaballa. Una processione verso il Calvario ha portato una reliquia della vera croce, davanti alla quale si è prostrato. Poi è stato letto il Vangelo della Passione, seguito dalla venerazione della croce, segnata dalla presenza di alcuni Cavalieri e Dame del Santo Sepolcro, venuti appositamente per il Triduo Pasquale, in solidarietà con gli abitanti della Terra Santa.
Organizzate dalla Custodia Francescana di Terra Santa, sono seguite le commemorazioni della Passione del Signore, la Via Crucis sulla Via Dolorosa e la cerimonia molto particolare dei Funerali di Cristo.
Nella veglia pasquale del Sabato Santo, presieduta dal Patriarca, dopo la liturgia del fuoco e dell'acqua, le campane e le alleluia hanno suonato per la prima volta dal Mercoledì delle Ceneri. Davanti alla tomba vuota che tutte le parrocchie del mondo celebrano in quello stesso giorno, l'omelia del Patriarca ha assunto tutta la sua forza: "Entriamo ancora nella morte, ma non rimaniamo molto in essa, andiamo oltre. Gesù ha scardinato le porte del regno della morte con l'unica arma a cui la morte non può resistere, cioè l'amore".
Questa veglia ci ha preparato al "vangelo pieno di slancio e di vita" della messa della domenica di Pasqua, dove il Patriarca, che ha presieduto la cerimonia, ci ha esortato nell'omelia a "ricominciare", con coraggio e speranza, alla luce del Signore risorto: "vogliamo essere coloro che hanno il coraggio di scommettere sulla pace, di continuare a fidarci del prossimo, di non temere i tradimenti, di essere capaci senza stancarci, di ricominciare ogni volta e di costruire relazioni di fraternità, mossi non dall'aspettativa di successo, ma dal desiderio di bene e di vita che il Risorto ha messo nel nostro cuore".
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