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Lettera di S. B. Pierbattista Pizzaballa: il nostro cammino sinodale in Terra Santa

A tutti i Sacerdoti, i Consacrati, le Consacrate e i Fedeli

della Diocesi del Patriarcato Latino di Gerusalemme

Fratelli e sorelle carissimi,

Il Signore vi dia pace!

Il Sinodo Generale della Chiesa è stato riorganizzato nelle sue modalità di svolgimento dal Santo Padre, Papa Francesco, allo scopo di creare, partendo dalle realtà locali, occasioni di incontro, ascolto, condivisione e anche progettazione, così da evitare che il Sinodo e i documenti da esso prodotti siano prevalentemente un frutto calato dall’alto.

Il Sinodo Generale della Chiesa è ora strutturato in tre fasi e vede coinvolte inizialmente le Chiese locali. La prima fase, infatti, è diocesana, e prevede che ogni Chiesa locale avvii al suo interno dinamiche di ascolto e riflessione sul tema del Sinodo. La seconda fase è continentale, in essa ci si prefigge lo scopo di raccogliere le riflessioni di tutte le Chiese locali del continente in un unico testo. L’ultima fase riporterà le riflessioni di tutta la Chiesa universale per l’incontro dei delegati del Sinodo da tutto il mondo, a Roma, con il Santo Padre.

In Terra Santa, nella riunione degli Ordinari Cattolici del 5 ottobre scorso, abbiamo deciso che la fase diocesana del Sinodo coinvolga le Chiese cattoliche nel loro insieme e non separatamente. Faremo  un unico  percorso  di  preparazione, uguale per tutte le nostre Chiese. Per le zone pastorali di Galilea e Palestina, padre David Neuhaus, SJ, è stato scelto per coordinare i prossimi passaggi e sarà affiancato da un gruppo di laici, religiosi e sacerdoti di tutti i riti, che lo aiuteranno in questa prima e importante tappa. In Giordania, don Mody Al-Hindalya, della Chiesa melkita, e a Cipro padre Ibrahim Khita, della Chiesa maronita, procederanno in modo analogo.

Il tema proposto alla nostra riflessione, “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”, dice chiaramente quale sia l’intenzione del Santo Padre, e cioè fare sì che la vita della Chiesa sia sempre meno incentrata solo sul clero, ma sia sempre più frutto di un coinvolgimento generale di tutti i suoi componenti, dove tutti si sentano in comunione l’uno con l’altro, e non invece considerati “oggetti” della pastorale preparata da alcune commissioni a tavolino. Il desiderio è che vi sia piena partecipazione alla vita ecclesiale. Una tale impostazione dovrebbe fare sì che nella Chiesa la missione, intesa come testimonianza di vita cristiana, diventi veramente credibile. Il frutto di questo nostro percorso sarà poi inviato al Consiglio dei Patriarchi Cattolici del Medio Oriente, che invierà infine le conclusioni per la riunione generale del Sinodo a Roma.

Non ci viene chiesto di preparare lunghi e articolati documenti, ma una sintesi breve del cammino percorso. Ricordiamo che lo scopo del Sinodo, e quindi di questa consultazione, non è produrre documenti, ma «far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani» (Documento preparatorio, 32).

I parroci collaborano in modo essenziale a questo processo, in quanto mediatori tra  i  vescovi  e  il popolo. Invito  perciò  tutti i  nostri parroci a  essere protagonisti e a promuovere quanto ci viene richiesto dal Santo Padre facendo sì che le nostre comunità siano veramente coinvolte. È mio vivo desiderio che anche le altre realtà diocesane si lascino a loro volta coinvolgere: parrocchie, religiosi, religiose, monasteri contemplativi, seminari, giovani, gruppi, movimenti, associazioni, migranti, lavoratori stranieri… tutti coloro che sentono di avere una parola da dire, dovrebbero essere messi in grado di farlo. Una parola che può essere di gratitudine o anche di incomprensione, di incoraggiamento e speranza oppure di delusione, una parola di attesa, di desiderio e di orientamento. È importante, tuttavia, che questo momento del cammino sinodale non si limiti a parlare solo dei nostri problemi, perché renderebbe tutto sterile e senza prospettiva. Dovrà essere un percorso illuminato dalla Parola di Dio, che è sempre portatrice di vita.

Per questa ragione abbiamo pensato di utilizzare come immagine e metodologia, quella dei discepoli di Emmaus, o del cosiddetto “Vangelo di Emmaus”. Conversando dei loro problemi, del fallimento della Croce, fuggendo e scoprendosi lontani da Gerusalemme e ignari di Cristo, i due discepoli Lo trovano ad attenderli sulla via, senza sforzo da parte loro. Egli cammina con loro e svela il senso delle Scritture, soprattutto riguardo allo scandalo della Croce. Egli si ferma e spezza il pane con loro e apre loro gli occhi. È grazie alla presenza di Cristo in mezzo a loro che essi diventano testimoni della Risurrezione.

Quale può essere un metodo del Sinodo per il Patriarcato di Gerusalemme?

(1) Andare a Emmaus, anche fisicamente, cioè ai Luoghi dove è apparso Cristo e parlare di quello che non va. (2) Ma non basta, come dicevo, limitarsi a dire cosa non va ma, come ha fatto Gesù per i due discepoli di Emmaus, è importante collegare la nostra esperienza di vita alle Scritture e vedere come queste possano illuminare i fatti salienti  della  vita e  dargli una  prospettiva diversa (la Croce di Cristo e la mia croce).(3) Scopriremo, così, il senso delle Scritture riguardo alla Risurrezione di Cristo e alla nostra vita. (4) Spezzeremo il pane in quel luogo e lasceremo che Cristo ci riporti verso Gerusalemme. (5) Per annunciare agli Apostoli cosa ci è avvenuto per la via. Le Commissioni, guidate dai rispettivi Coordinatori regionali, invieranno presto a tutti un testo di riferimento, che aiuterà nella riflessione sinodale con questionari e guide pratiche, così da facilitare le diverse dinamiche nei vari ambiti pastorali.

Naturalmente questa è solo una proposta. Si potranno utilizzare anche altre immagini bibliche, altre metodologie. Ciò che importa è che ci si incontri e ci si ascolti, ma che tale ascolto sia illuminato dalla Parola di Dio, e non resti solo una parola umana.

In genere siamo abituati ad interagire ciascuno nel proprio contesto di riferimento: i giovani con i giovani, i religiosi con i religiosi, le famiglie con le famiglie, ecc. Sarebbe a mio avviso invece importante incontrarsi a tutti i livelli: giovani con le famiglie, incontrare gli anziani negli ospizi, fare visite nelle case, incontrare realtà non conosciute prima, le parrocchie locali con gli stranieri, i lavoratori stranieri con i fedeli locali e così via. Più che fare discorsi teorici, è utile ascoltare e incontrare esperienze, dalle quali imparare: è più utile andare in un monastero e ascoltare l’esperienza di vita delle religiose, che fare un discorso sulla vita religiosa. È più incisivo ascoltare l’esperienza di vita di un parrocchiano di Terra Santa, che elaborare una meravigliosa teoria sulla Chiesa locale. Muoversi anche fisicamente dalla propria sala parrocchiale, dal proprio centro per incontrare un’altra realtà della propria Chiesa non conosciuta penso possa fare in molti casi la differenza.

Non bisogna attendersi cambiamenti drammatici da tutto ciò o frutti straordinari. I frutti arrivano sempre dopo un tempo lungo e se nel campo si è lavorato. Sarebbe già molto se questo Sinodo segnasse l’inizio di un modo nuovo di ritrovarsi come comunità, dove  tutti  ci sentiamo  partecipi l’uno della vita dell’altro, uniti nella persona di Gesù, cuore della nostra fede, che dà senso al nostro stare qui in Terra Santa e che nutre e illumina l’amore che sostiene la nostra vita.

Il Sinodo sarà ufficialmente aperto in tutte le zone pastorali della diocesi, contemporaneamente nello stesso giorno, il 30 ottobre, e alla stessa ora, le 11 del mattino. Per la Galilea e la Palestina l’apertura avverrà a Deir Rafat, in occasione della solennità di Maria Regina della Palestina, per la Giordania sarà nella Chiesa di Nostra Signora di Nazareth a Swefieh (Amman), e per Cipro presso la cattedrale maronita di Nicosia. Sarà un momento significativo che desidero sia veramente partecipato.

Vi invito perciò tutti a prendere parte a questa tappa importante della vita della nostra Chiesa e della Chiesa universale. Ribadisco ancora una volta il mio invito a tutti i nostri sacerdoti, ai parroci e ai vari operatori pastorali a coinvolgersi in questo nuovo Sinodo e collaborare con i vari coordinatori e le rispettive commissioni sinodali. Dobbiamo farlo non perché ci viene chiesto di farlo, ma perché convinti che sia un momento bello e utile per la vita della nostra Chiesa. Nella speranza che questo cammino avviato da Papa Francesco riaccenda la nostra passione per la Chiesa, in attesa di vedervi presto, vi auguro ogni bene e invoco l’intercessione della Beata Vergine Maria Regina di Palestina affinché ci accompagni in questo cammino.

Gerusalemme, 15 ottobre 2021

Festa di Santa Teresa d’Avila

†Pierbattista Pizzaballa

Patriarca di Gerusalemme dei Latini