GERUSALEMME - Nella sua prima intervista all'Ufficio Media del Patriarcato latino come Patriarca di Gerusalemme, Sua Beatitudine Mons. Pierbattista Pizzaballa ha parlato della sua prima lettera pastorale, dell'attuale situazione finanziaria del Patriarcato, della risposta della Chiesa all’emergenza COVID-19, delle difficoltà dei cristiani e del clericalismo in Terra Santa.
Come Patriarca, quali argomenti e temi essenziali tratterà nella Sua prima lettera pastorale?
È ancora presto per dire quali saranno i punti principali della futura lettera pastorale, che verrà scritta nei prossimi mesi. Penso che ci sarà, in parte, un'analisi della vita della diocesi, della situazione che stiamo vivendo. Tuttavia, ci sarà anche una parte che affronterà la vocazione della nostra Chiesa e la sua missione particolare per la vita della diocesi e del resto della Chiesa, che viene qui in pellegrinaggio. Indubbiamente ci sarà qualche indicazione pastorale. Dovrebbe essere una lettera che dia inizio al dialogo nella diocesi e non tanto un messaggio che definisca immediatamente cosa fare.
A che punto è la situazione finanziaria del Patriarcato latino, attualmente?
Attualmente la nostra situazione è migliore, ma i problemi non sono ancora finiti, non sono ancora totalmente risolti. Abbiamo saldato il debito primario che avevamo con banche esterne, ma abbiamo ancora altri problemi da risolvere nel prossimo anno. Spero che sarà possibile farlo, nonostante le difficoltà legate ai COVID-19.
Che cosa pensa di quanto la Chiesa ha fatto per rispondere alle sfide imposte dal COVID-19? Cosa non si fa?
È difficile rispondere a questa domanda perché la crisi dovuta al COVID-19 non è ancora finita. Da un certo punto di vista, sono contento perché l'appello che abbiamo rivolto ai Cavalieri e ad altre Istituzioni ha avuto successo. Ho anche visto molte persone impegnate all’ interno delle nostre comunità, che sono state capaci di sostenersi a vicenda. Non sono soddisfatto del modo in cui alcune parrocchie hanno affrontato la vita sacramentale. Alcune sono state molto attive nonostante tutto, continuando a rispettare le restrizioni delle autorità, mentre altre sono state molto meno presenti. Dovremmo discuterne, anche se la situazione è molto ambigua, ed è difficile realizzare programmi in questa situazione vaga e in continua evoluzione.
Quali sono le sfide che devono affrontare i cristiani in Terra Santa ora?
Le sfide che i cristiani devono affrontare in questo momento sono sempre le stesse: ci sono le questioni economiche aggravate dall’emergenza COVID-19 e dalla mancanza di pellegrini; inoltre, in Giordania, la situazione economica è piuttosto problematica. Abbiamo sempre più famiglie senza una facile prospettiva di vita serena. Abbiamo avuto anche problemi politici. Ulteriori difficoltà si vedono per le famiglie che hanno meno figli, per le accresciute necessità delle scuole, per l'unità della diocesi nella grande diversificazione delle nostre comunità e in molti altri ambiti.
Ha accennato al clericalismo in passato; quanto è visibile in Terra Santa nella Sua esperienza? E come si può affrontare il problema?
Il tema del clericalismo è stato toccato non solo da me, ma dallo stesso Papa in diversi incontri. Qui da noi è molto evidente la centralità del sacerdote e il conseguente rischio del clericalismo. Dobbiamo migliorare la cooperazione del nostro clero con il nostro popolo in tutti gli aspetti della vita. Ma non è una questione che possiamo risolvere per decreto; richiede formazione e prospettive a lungo termine.
By: Saher Kawas/LPJ