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Omelia di Diaconato Padri Bianchi 2021

Omelia di Diaconato Padri Bianchi 2021

Omelia Diaconato Padri Bianchi

Jerusalem, S. Anna, 27 novembre 2021

Carissimi,

il Signore vi dia pace!

(saluti vari)

Desidero fermarmi solo su alcuni passaggi delle letture che avete scelto.

1.

La prima lettura è nota e amata da tutti coloro che hanno seguito una vocazione particolare. Tutti noi, soprattutto all’inizio della nostra vocazione, ci siamo fermati su questo passaggio, insieme all’altro, non meno commovente, di Ger. 20, 7-9: mi hai sedotto signore e mi sono lasciato sedurre…

Da questa bellissima lettura prendo solo due considerazioni.

  1. a) Ti ho consacrato הקדשתיך)). Il significato originale di questa espressione significa “separato”.  Il Signore scegliendovi vi ha in qualche modo separato dal resto delle persone. Avete un ruolo diverso rispetto alla vita del mondo. Nel vostro caso e ancora più evidente, visto che siete tutti missionari, quindi anche fisicamente separati anche dal vostro contesto di vita culturale e sociale, e non solo familiare.

Certo noi oggi insistiamo molto sullo stare in mezzo alla gente, il Papa parla sempre di vicinanza, di prossimità. E tutto ciò è oggi essenziale e necessario. Ma allo stesso tempo il signore vi vuole diversi: voi non vi sposate, non cercate soldi e potere, non dovete cercare il successo personale nelle vostre opere, e non di rado – riconosciamolo – passerete la vostra ita ad obbedire a persone che non conoscete, che forse non vi comprendono e non sapranno riconoscervi per quello che veramente siete. È questo a rendervi diversi dagli altro. State dunque in mezzo alla gente, amatela, ma rimanendo per loro una luce, una nostalgia, un esempio di cosa significa appartenere, essere proprietà di Dio.

La seconda considerazione riguarda la conclusione della prima lettura: “Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca, e il Signore mi disse: «Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca.” (Jer. 1,9)

Il Signore qui tocca la bocca del profeta. In Isaia saranno alcuni Serafini con tizzoni di fuoco a toccare e purificare le labbra del profeta. È un gesto di purificazione importante. Con il diaconato diventate anche voi formalmente annunciatori, non solo perché potete proclamare il Vangelo nella liturgia, ma perché potrete predicare, annunciare il Vangelo. Sia allora la vostra bocca e più ancora il vostro cuore, dal quale escono tutti i nostri sentimenti, purificaata, libera da impudicizia, ma il luogo dove la Parola di Dio viene ruminata. E poi dice: “metto le mie parole sulla tua bocca”. La Parola di Dio, non la vostra. Non appropriatevi della Parola di Dio, ma siatene servitori solamente. Non appropriatevi del ministero, ma esercitate la diaconia con il vostro stile di vita, non imponetevi sul popolo di Dio, ma siatene servitori solamente.

2.

La seconda lettura è altrettanto importante. Ci viene descritto un momento della vita della prima comunità cristiana di Gerusalemme, di coloro che ci hanno preceduto. Anche allora non mancavano le incomprensioni e le tensioni, legate a bisogni reali, basilari, come il servizio delle mense. Già da allora, infatti, la Chiesa era attenta alle necessità concrete della comunità e si dedicava a un servizio che oggi chiameremmo “sociale”. Le vicende della comunità primitiva, come quelle dell’antico Israele, non sono mai state esenti da tensioni e incomprensioni, e la Bibbia non nasconde nulla di tutto ciò. In questi racconti possiamo leggere in filigrana la storia di ogni comunità cristiana in ogni tempo. Si tratta di comunità concrete, reali, impegnate in attività quotidiane ordinarie, simili a quelle che svolgiamo anche noi oggi. E in quelle attività affiora la loro umanità, come la nostra e quella di tutti, fatta di discussioni, opinioni e visioni diverse, incomprensioni se non a volte addirittura divisioni. Sembrerebbe, a prima vista, che la Bibbia, in quei racconti, voglia farci conoscere situazioni di piccolezza e infedeltà. E certamente c’è anche questo. Ma, insieme, mi pare, ci vuole far vedere come in quelle vicende, in quelle incomprensioni e nelle seguenti discussioni, si faccia strada, poco alla volta, anche il progetto di Dio. Come nasca, cioè, qualcosa di nuovo e di imprevisto che, probabilmente, non sarebbe emerso se non ci fossero state quelle discussioni e quei disaccordi. Nel nostro brano, ad esempio, quelle incomprensioni hanno portato a far sorgere nella Chiesa il ministero diaconale. Un passaggio importante nella storia della Chiesa. Un discorso simile si può fare per il modo con il quale si è arrivati alla comprensione della necessità dell’annuncio ai pagani e così per tanti altri momenti importanti nella storia della Chiesa.

Le differenze anche dolorosamente pungenti all’interno delle comunità, dunque, non sono sempre da leggere come un ostacolo o un’infedeltà, un’incapacità ad aprirsi al progetto di Dio, o come una barriera che ci separa dalla piena comprensione della Parola, ma sono spesso – se vissute con spirito di fede – proprio il Luogo nel quale la volontà di Dio si fa strada. Sono come i necessari dolori del parto. Non vi è alcuna nuova nascita, infatti, senza travaglio. Non dobbiamo, dunque, fuggire troppo facilmente da quelle situazioni, ma imparare a viverle cristianamente.

Il brano degli Atti ci dice chiaramente che questo è anche il modo usuale dell’evolversi di ogni comunità. E chissà in questo periodo così particolare, che ancora non riusciamo a decifrare, con tante incertezze e paure, con tanti travagli in corso, chissà a cosa il Signore ci sta preparando, cosa questa sofferenza sta generando nel cuore di questa nostra Chiesa e nel nostro. E forse possiamo dire lo stesso anche per la vostra comunità religiosa, e per tante altre. A cosa il Signore vi sta preparando? Non siamo ancora in grado, probabilmente, di rispondere a questa domanda, ma una cosa sappiamo: mai nulla di quanto esperimentato nell’ascolto sincero della Parola di Dio, nulla di quanto attraversato e sofferto nell’autentico desiderio di ricerca della volontà di Dio, nulla andrà perduto. Quanto vissuto in quel modo certamente acquisterà un senso e porterà ad un di più di conoscenza del Signore, ad un rapporto con lui sempre più profondo e libero. Chiediamo, dunque, il dono e la grazia di vivere questo periodo particolare con il medesimo spirito e con lo stesso atteggiamento, liberi dalla pretesa di comprendere tutto subito. Pretesa che esprime, in fondo, forme di possesso e di paura, che sono i più grandi ostacoli per ogni comunità e per ogni cammino spirituale.

Non mancheranno, in conclusione, incomprensioni nel vostro ministero. Non mancheranno solitudini e scontri. Non vivete tutto solo come un ostacolo per vivere il vostro ministero. Saranno, invece, più spesso di quanto pensiate, il luogo nel quale svolgere il vostro ministero.

3.

Il Vangelo conclude la nostra riflessione ricordandoci che il mondo è stato salvato già da Cristo, e la salvezza è avvenuta attraverso il Suo dono della vita. Chi ama, serve, si dona all’altro, si fa anche schiavo, come abbiamo sentito nel brano evangelico. Potere e amore non riescono a stare bene insieme. L’amore, infatti, è necessariamente gratuito e libero. Il potere ha dinamiche diametralmente opposte.

Possa allora la vostra vita essere un piccolo riflesso del vostro incontro con Gesù, che dalle diverse parti del mondo vi ha portato fin qui, per inviarvi poi nelle più diverse parti del mondo: persone scelte, consacrate e messe a parte dalla volontà di Dio; che nel servizio del ministero, a volte gioioso, a volte faticoso, restano sempre attaccati alla Parola di Dio, che è il pane che masticate nella vostra bocca, come l’eucarestia, che servirete sull’altare. Servizio che continuerà nei poveri e laddove la Chiesa vi porterà, nella consapevolezza che in quel servizio, umile, semplice e consegnato per la vita del mondo, risplenderà la vostra lampada e crescerà il Regno di Dio.

+ Pierbattista